Arte e cultura - Il centro storico

Testo tratto da un lavoro di B. Di Loreto e L. Morelli

Nei paesi dell’Abruzzo montano la campagna è vuota; tutti amano vivere raccolti nel borgo; il villaggio si presenta con una pianta compatta e con una struttura interna piuttosto irregolare. I vicoli a gradini sono talvolta ricavati dalla roccia viva e di larghezza appena sufficiente alla circolazione di un mulo con il carico normale di una “salma”.

I tetti delle dimore hanno il colmo disposto parallelamente alla via, in modo che gli edifici possano essere contigui, l’uno accanto all’altro, così da formare blocco. Lo scolo delle acque piovane avviene direttamente su strada. Sui pendii più ripidi e rivolti a sud, troviamo tetti a spiovente unico che accompagna l’inclinazione del versante (con esposizione preminente a sud).

Per la penuria dello spazio, nel villaggio mancano le piazze, rese d’altronde superflue da una economia chiusa di tipo familiare. Solo la chiesa e il Comune dispongono di un piccolo spazio antistante. Perifericamente all’abitato le case formano muraglia: molte volte si tratta di un vero e proprio muro di cinta, successivamente utilizzato come muro maestro o di facciata per una serie di dimore addossatevi a tergo.

Della validità della cinta muraria esterna, quale sistema difensivo del nucleo abitato, ancora nel XIX secolo, troviamo traccia e testimonianza nei fascicoli conservati nell’archivio comunale di Barrea. Ad esempio in un documento che riporta la data del 26 novembre 1812 si legge: “… al tenente Ligeri, per i soldati qui trattenutisi circa undeci giorni, in atto che i briganti erano nelle vicinanze di questo comune…” “…convenne al signor Crescenzo Scarnecchia, sindaco di quel tempo, far riattare tutte le mura del paese e far chiudere molte porte, che avevano l’uscita fuori del paese…”. Le porte che danno adito ai vani terranei si vedono chiaramente aperte in seguito, per trasformarli in pollai o stallette con l’uscita diretta a valle. Le abitazioni hanno di solito l’ingresso a monte ossia da dentro il paese. I vani delle case ricevevano luce da finestre simili a feritoie e mai fatte in dimensioni tali che una persona potesse entrarvi in alcun modo. Caratteristica dei vani inferiori è la volta a botte.

Uberto D’Andrea così descrive il centro storico di Barrea: “Il vecchio borgo, sorto in pendio, determinò la struttura delle case che necessariamente dovettero adeguarsi alla topografia del luogo. Numerose abitazioni che si affacciano sulle strade in pendenza, sono l’una affiancata all’altra e si susseguono in un continuo sfalso di porte e finestre, che testimoniano il differente livello dei pavimenti o solai di ciascuna costruzione. [...] Non di rado, il sovrapporsi di piani su piani nelle vecchie costruzioni, ci dice che, di fronte al problema della espansione demografica ed economica, la soluzione si cercò nel chiedere ad una superiore altezza delle antiche case, quello spazio che non si voleva o poteva cercare un po’ lontano dal borgo, forse per timore del brigantaggio, abigeato o per semplice istinto di comune difesa.”[1].

Il crescere delle abitazioni attestate su una linea (muro di difesa, curve di livello, assi di percorrenza) ha comportato nel tempo uno sviluppo ed una aggregazione per unità successive. L’accorpamento serrato consentiva da una parte il risparmio di una muratura comune a due unità e dall’altra la possibilità di realizzare quella protezione fisica laterale che si ricercava nelle epoche cui ci si riferisce.

Tale processo, in assenza di elementi emergenti di difesa si concludeva in genere spontaneamente con la chiusura a cerchio; nel caso di Barrea invece, la sequenza di case termina con i due edifici fortezza “il castello” e “lo Studio”, posti ai margini della “Foce” che fisicamente chiude lo schema protettivo.

La presenza dei muri maestri, generalmente in pietra, l’uso del legno come struttura portante dei solai di calpestio, con alternativa, ai piani inferiori, delle volte a botte, hanno generato un sistema costruttivo seriale di misure che variano dai 3,50 m ai 4,50 m. Necessariamente quindi la crescita nel tempo del singolo edificio, legato alle esigenze del nucleo familiare, avveniva sulla verticale. Tali tipologie, caratterizzate da aggregazione lineare e sviluppo verticale delle singole cellule, nella terminologia moderna vengono definite “case a schiera”. La compressione dei vecchi centri, induce non di rado alla ricerca di spazi abitabili anche al disopra dei vicoli, mediante archi di sostegno e di raccordo fra casa e casa, sui quali si adattano corridoi, anditi e camere. L’arco per pubblico passaggio permette di mantenere collegato il fronte del caseggiato senza fratture e con vantaggi evidenti per la stabilità edilizia.

Note

  1. ^Uberto D’Andrea, "Appunti e documenti sulle vicende storiche di Barrea", p.75 e segg.