Arte e cultura - Chiesa di Maria SS delle Grazie

La chiesa di Maria SS delle Grazie si trova in località Tre Croci. E’ raggiungibile, con partenza dal centro del paese, percorrendo la strada statale per Alfedena per circa 500 metri. Poco prima del campo sportivo, si incontra a destra il viale d’accesso alla casa di riposo Saverio D’Aquila, tramite il quale è possibile raggiungere a breve distanza l’ampio spazio su cui affaccia la chiesa.

“L’edificio ha pianta longitudinale a tre navate senza transetto. La navata centrale termina nel coro rettangolare coperto da volta a crociera, mentre al termine delle navate laterali sono presenti due cappelle voltate a botte. Il presbiterio è separato dal resto della chiesa da un arco a tutto sesto ed ha il pavimento rialzato di quattro gradini. Le navate laterali sono separate dalla centrale da tre archi ogivali per parte, poggianti su setti murari di varie dimensioni e altezze. Nel 1716 la chiesa era dotata di pulpito in legno che forse aveva sostituito un ambone in pietra scolpita, del quale rimangono alcuni frammenti riutilizzati in altra sede[1]”. La facciata è a capanna con tre ingressi ciascuno sormontato da un oculo. L’ingresso principale è decorato con un portale in stile gotico sormontato da una nicchia che ospitava in passato l’antica statua marmorea della Madonna. L’interno conserva alcuni degli altari originali decorati con intarsi marmorei policromi. La copertura delle navate è a capriate di cemento armato a vista[2].

La chiesa di Maria SS delle Grazie, detta anche della Baia o Nunziatella, ha una storia molto movimentata. Non è noto quando fu edificata la prima volta. E’ probabile che avvenne su iniziativa dei monaci benedettini del convento di S. Michele Arcangelo in Barreggio. Nell’archivio parrocchiale era conservata la bolla di consacrazione della chiesa che riportava la data del 26 giugno 1345. Nell’Inventario delle chiese di Barrea del notaio Quaranta è citata una seconda bolla del 1307 compilata in occasione della consacrazione dell’altare maggiore. Ufficialmente fu consacrata da Andrea da Valleregia, vescovo di Larino, su richiesta del priore del monastero di S. Michele Arcangelo, il monaco cassinese d. Benedetto di Atina.

E’ verosimile che la chiesa fosse stata edificata sui resti di un edificio di culto più antico, poiché in località Baia, sede originaria della chiesa, era presente un villaggio rurale[3] alle dipendenze del monastero di S. Angelo che, secondo le modalità insediative tipiche dell’epoca, era quasi sicuramente dotato di un luogo di culto, una chiesa di campagna o cappella, distinta dalla chiesa principale annessa al monastero, distante diversi chilometri. Inoltre, la chiesa svolse funzioni di parrocchiale di Barrea fino al 1540, quindi è probabile lo fosse già prima del 1300, anno di consacrazione dell’attuale chiesa parrocchiale di S. Tommaso.

Una leggenda riportata dal dott. Leonardo Russo nella sua corografia di Barrea[4] narra le origini della chiesa: “Vicino o nel circuito di detta Terra (Valle Regia) vicino la pubblica strada vi era una chiesa oggi chiamata Santa Maria delle Grazie, anticamente detta S. Maria della Baja, e si dice che fosse così chiamata, a causa che passando per detta strada una masseria di pecore, si fermarono in detto luogo tutti i cani di detta masseria urlando, seu baiando, senza voler partirsi, benché da pastori chiamati, e con bastoni minacciati; e argomentando che ciò non fosse senza qualche mistero, fu in detto luogo cavato, e vi trovarono una bellissima imagine di Nostra Signora, con il bambino Gesù nelle braccia, di finissimo marmo, alta palmi tre, quale immagine oggi si vede posta in una nicchia alla parte di fuori in frontespizio sopra la porta maggiore di detta chiesa fabbricata dal popolo di Valleregia a tre navi; e perché detta immagine fu trovata con urli e baiate di cani, che però detta chiesa in tempo dell’erezione fu intitolata S. Maria della Baia”.

Leggende simili, che narrano eventi miracolosi e apparizioni, sono comuni come spiegazione dell’origine di molte chiese, in particolare quelle dedicate alla Madonna.

Agli inizi del XVII secolo, la chiesa fu affiancata da un convento francescano realizzato su iniziativa del popolo barreano. La costruzione della struttura fu finanziata grazie al lascito di 1000 ducati da parte di Lucrezia e Gironima Ravaschiero di Troja, rispettivamente moglie e figlia del barreano Giovanni Campanile, cui l’Università di Barrea aggiunse altri 1000 ducati. Agli inizi del XVII° secolo, la chiesa fu affiancata da un convento francescano realizzato su iniziativa del popolo barreano. La costruzione della struttura fu finanziata grazie al lascito di 1000 ducati da parte di Lucrezia e Gironima Ravaschiero di Troja, rispettivamente moglie e figlia del barreano Giovanni Campanile, cui l’Università di Barrea aggiunse altri 1000 ducati.

Ottenuto il permesso dall’abate di Montecassino Desiderio III da Monreale nel 1604[5], il convento fu edificato e in seguito affidato, insieme alla chiesa, ai frati francescani riformati della provincia di S. Angelo del Gargano[6].

Il convento aveva pianta quadrangolare con ingressi su tre lati. La struttura era articolata su due livelli: il piano terreno conteneva gli ambienti comuni per la vita diurna, mentre quello superiore il dormitorio. Secondo testimonianze orali, il convento aveva al centro un chiostro affrescato.

Il convento e la chiesa furono gestiti dai frati francescani fino all’invasione del regno di Napoli da parte dei francesi (1805) quando, a seguito delle leggi che abolivano la proprietà ecclesiastica, furono abbandonati dai monaci.

I due edifici, privi delle cure dei frati, iniziarono ad andare in rovina. In seguito, ripristinata la monarchia borbonica, i barreani restaurarono le due strutture e richiamarono i francescani ma, dopo qualche anno, sorsero dei contrasti tra la popolazione della vall e e i monaci, per cui questi ultimi abbandonarono di nuovo e definitivamente il convento e la chiesa intorno al 1848.

Il convento fu messo in vendita dalla curia di Montecassino e acquistato qualche anno dopo da Biagio di Loreto per 500 lire, che lo destinò a stalla e fienile.

Nei decenni successivi la chiesa e il convento andarono progressivamente in rovina, per cui nel 1950, trovandosi entrambi sotto il livello d'invaso del nascente lago artificiale, furono destinati a essere demoliti.

Alla demolizione della chiesa di Maria SS delle Grazie si oppose la popolazione di Barrea per l’antico legame la legava all’edificio sacro. Per questo motivo, la chiesa fu ricostruita nella posizione attuale, con struttura identica all'originale e riutilizzandone gli elementi architettonici e di arredo principali tra cui il portale, gli altari, le statue e i quadri.

Altari e cappelle

Gli altari e le cappelle erano costruiti su committenza di famiglie benestanti che di solito acquisivano sugli stessi anche lo jus sepoltura. Per la loro realizzazione erano spesso utilizzati materiali di pregio e maestranze specializzate. Inoltre erano decorati con quadri e statue[7] e corredati di arredi sacri (candelieri, tovaglie, cartaglorie, ecc.). Le famiglie dotavano altari e cappelle di rendite in denaro e proprietà, terreni e beni immobili, ottenendo in cambio la celebrazione di messe in suffragio periodiche. I diritti dei privati sugli altari e le cappelle, le rendite e i beni a essi assegnati erano sanciti da rogiti notarili. Tali diritti erano quindi ereditari e potevano essere ceduti ad altri come qualsiasi altro bene privato. Il notaio Quaranta, nel suo Inventario sulle chiese di Barrea, asserisce che nella chiesa erano presenti dieci altari.

Nella struttura attuale sono rimasti, oltre all’altare maggiore, cinque altri altari.

Ambone benedettino

La presenza di un ambone[8] in pietra del XII secolo nella chiesa è ipotizzabile poiché esistono alcuni resti lapidei che, per analogia con amboni esistenti in altre chiese benedettine abruzzesi e non[9], sono riconducibili a una struttura di questo tipo. I resti ancora esistenti sono:

  • Una scultura di leone avente sul dorso un basamento ottagonale dal bordo fregiato[10] attualmente posizionata su due mensole sporgenti dal campanile della chiesa di Maria SS delle Grazie.
  • Una testa di leone, parte di una scultura analoga alla precedente, murata nello stesso campanile.
  • Quattro frammenti in pietra scolpita, possibili plutei dell’ambone, ora murati nella cappella funeraria della famiglia Di Loreto (ultimi proprietari del Convento) nel cimitero di Barrea.
  • Un elemento in pietra di forma leggermente convessa decorato da colonnine con capitelli corinzi collegate da archetti a tutto sesto, ora riutilizzato come base di un altare nella cappella funeraria della famiglia Di Loreto.

E’ noto che tali elementi erano stati in precedenza riutilizzati per la realizzazione di una fontana[11] situata in passato nei pressi della chiesa e del convento e demolita insieme ad essi.

La pertinenza dell’ambone alla chiesa di Maria SS della Baia è deducibile da tale contiguità e dal fatto che non è plausibile appartenesse ad altre chiese presenti nella valle come quella annessa al monastero di S. Angelo di Barreggio, distrutta prima della diffusione di questa tipologia di amboni (sec. XII - XIII). L’eventuale presenza di tale ambone retrodata la costruzione della chiesa di almeno un secolo.

Note

  1. ^Descrizione tratta da: “Le chiese di Santa Maria della Baia a Barrea, San Michele a Villetta Barrea e gli altri edifici di culto nella Valle Regia”, Tesi di laurea di Ornella Musilli, 1999
  2. ^Nella vecchia struttura erano in legno.
  3. ^Tracce di tale insediamento sono ancora visibili nei dintorni di tale zona, detta ancor oggi Convento.
  4. ^Manoscritto del XVIII secolo oggi perduto.
  5. ^28 giugno – si veda la trascrizione del decreto riportata in "Barrea ossia la Valle Regia" (D. Antonio Rossi) che cita l’esistenza di un accordo tra il reverendo capitolo di Barrea e i frati .
  6. ^Risale al 24 luglio 1604 la convenzione tra il Reverendo Capitolo di Barrea e i frati francescani.
  7. ^Le statue e i quadri erano acquistati di solito a Napoli o, più raramente, a L’Aquila.
  8. ^Nelle chiese cristiane, l'ambone è una struttura rialzata destinata ai canti o alla lettura dei testi sacri, oppure alla predicazione del vescovo.
  9. ^Per i plutei si vedano la chiesa di Santa Maria Assunta a Bominaco e la chiesa di San Pelino a Corfinio. Per i leoni stilofori si vedano ad esempio il Duomo di Ravello e il Duomo di Fano.
  10. ^Il basamento sosteneva con ogni evidenza una colonna (leone stiloforo).
  11. ^Detta “frammentaria” dal Rossi.