Arte e cultura - Altre chiese e luoghi di culto

Testo rielaborazione da “Le chiese di Santa Maria della Baia a Barrea, San Michele a Villetta Barrea e gli altri edifici di culto nella Valle Regia”, Tesi di laurea di Ornella Musilli, 1999

Oltre alla chiesa parrocchiale di S. Tommaso e alla chiesa di Maria SS della Baia, a Barrea sono presenti diverse altre chiese e cappelle, alcune delle quali ancora in uso, altre sconsacrate e riutilizzate per altri scopi o andate in rovina. Si tratta di strutture di piccole dimensioni e in genere povere di ornamenti, ma che testimoniano il ruolo che ha avuto in passato la religione nella cultura del luogo.

San Rocco

Eretta nel XVI secolo, la chiesa di San Rocco è ubicata all’esterno del tessuto urbano medievale. L’edificio affaccia sulla piazzetta omonima con il prospetto principale rivolto verso la “Porta di Sopra”, che dà accesso al nucleo antico. È delimitata da un lato dal Corso Duca degli Abruzzi, mentre dall’altro è contigua a un’abitazione privata. Lo spazio antistante all’accesso è rialzato su tre gradini rispetto alla strada.

L’edificio presenta un’unica navata suddivisa in due campate rettangolari senza transetto e coperta da due volte a crociera sottostanti un tetto a falde. Sul fondo c’è l’altare di San Rocco, realizzato in pietra lavorata e ornato con un paliotto in marmo commesso. La pavimentazione presenta piccoli frammenti in marmo colorati che descrivono motivi floreali sul gradino dell’altare e motivi geometrici sul resto della superficie.

La facciata è costituita da blocchi di pietra squadrata ed è divisa orizzontalmente da una fascia sporgente situata a circa un metro di altezza da terra. Una cornice delimita superiormente la facciata e ne costituisce il coronamento orizzontale, mentre in basso, lato strada, è visibile una sorta di basamento all’interno del quale è possibile che siano presenti delle sepolture.

Il portale in pietra è affiancato da due piccole finestre, disposte in maniera simmetrica, ed è sormontato da una terza finestra in asse. Tali aperture furono realizzate nel XVIII secolo con la chiusura dell’entrata originale, delimitata da un arco a tutto sesto, ora inglobato nella facciata. Sull’architrave del portale è incisa la data 1754 che identifica l’anno di completamento dei lavori. Secondo il Quaranta, nel 1716 l’ingresso era chiuso da una cancellata in ferro[1].

La campana è alloggiata sotto un archetto in pietra scolpita sorretto da piedritti anch’essi in pietra che poggiano sul muro al centro della facciata, mediante volute rivolte verso l’interno. Nel complesso la tipologia risente delle facciate aquilane sviluppatesi a partire dal Quattrocento.

Madonna delle Grazie

Edificata nel 1643, la chiesa è appartenuta alla Congrega della Madonna delle Grazie costituita il 27 Aprile 1829 con l’approvazione del Papa e del Re di Napoli.

La chiesa è inserita nel centro storico del paese e affaccia sulla strada che dalla “Porta di Sopra” va verso Piazza Umberto I, rispetto alla quale si trova in posizione laterale. L’accesso avviene tramite una piccola gradinata.

L’edificio presenta un impianto longitudinale a navata unica suddivisa in quattro campate senza transetto e con abside rettangolare. La copertura della navata è realizzata con volte a botte lunettate in corrispondenza delle finestre e tetto a due falde.

La facciata è coronata da un cornicione curvilineo la cui sporgenza è determinata da un motivo a “romanelle”. Il campanile a torre è posto sulla sinistra rispetto all’ingresso, nella parte terminale della chiesa.

L’interno presenta un’intonacatura colorata in azzurro, blu e bianco e un pavimento rinnovato in anni recenti.

Le murature portanti in pietra sono internamente caratterizzate da incassi con lesene sulle quali sono impostati archi a tutto sesto.

L’altare maggiore costituisce l’elemento di diversificazione fra il coro e la zona di celebrazione dei riti. Questa è separata dal resto della chiesa da un parapetto in barre di metallo inframmezzate da pilastrini in muratura. Sulla parete interna della facciata è posta una cantoria con struttura in materiale ligneo poggiante su due colonne anch’esse in legno.

Maria Santissima della Libera

La chiesa fu edificata su iniziativa di Paolo Caldarone nel 1716 in un’area che, in quell’epoca, era ubicata fuori dall’abitato, mentre oggi è inserita nel tessuto urbano di recente espansione. L’edificio comunque conserva i quattro lati liberi, quindi non è contiguo alle abitazioni della zona ed è inserito all’interno di uno spazio recintato accessibile da via Roma, attraverso un breve viale in pendenza chiuso da un cancello di ferro.

L’edificio presenta navata unica suddivisa in due campate rettangolari senza transetto, con copertura costituita da due volte a crociera sottostanti un tetto a doppia falda.

Il muro di facciata è costituito da blocchi di pietra squadrata visibili ai lati nelle due lesene sporgenti che la percorrono verticalmente e terminano superiormente al disotto di una fascia in pietra che ne delimita il coronamento orizzontale. Il portale settecentesco è coronato con timpano spezzato avente al centro un’iscrizione che riporta l’anno di edificazione. La campana è alloggiata sotto un archetto sorretto da piedritti che poggiano sul muro, al centro della facciata.

In generale, la facciata presenta strette analogie con quella della chiesa di San Rocco descritta sopra.

L’interno è privo di decorazioni e presenta un unico altare in pietra lavorata con palliotto in marmo commesso.

Cappella della Madonna di Loreto

Eretta nell’anno 1636 da Ambrosia d’Antonutis e benedetta l’8 maggio 1637, la cappella si trova nel perimetro esterno del centro antico, addossata per un lato alle alte mura delle “case fortezza” in prossimità della “Porta di Sotto”. La facciata prospetta sullo slargo omonimo in cui confluiscono alcuni vicoli.

L’aula è di ridottissime dimensioni parzialmente scavata nella roccia con una nicchia a botte ed è coperta con una volta a botte sotto un tetto a falde. La facciata rettangolare presenta un arco a tutto sesto con due muretti bassi che segnano l’ingresso[2]. La cappella presenta un altare dentro la nicchia interamente scavata nella roccia sormontato da un’edicola contenente una piccola statua lignea che riproduce la Madonna Nera di Loreto.

Cappella del Purgatorio

La cappella, che apparteneva all’omonima congregazione, non è menzionata nell’inventario del Quaranta, quindi fu costruita sicuramente dopo il 1716.

Gravemente danneggiata durante l’ultimo conflitto mondiale e restaurata negli anni immediatamente successivi, la cappella ha subito di nuovo seri danni a causa delle scosse telluriche del 7 e 11 Maggio 1984. Ha infatti riportato il crollo della volta che copriva l’unica aula, con successive infiltrazioni di acqua piovana dal tetto e nelle pareti. L’edificio non è stato ancora restaurato.

Inserita nel tessuto medievale a ridosso delle “case fortezza” in prossimità della “Porta di Sopra”, si affaccia sulla salita a gradini del vicolo di accesso al Castello, dove presenta due prospetti liberi.

L’edificio è costituito da un’unica aula molto irregolare di forma stretta e lunga con copertura a falde sorretta da una travatura in legno. La facciata è rettangolare alta e stretta con la falda del tetto sporgente e presenta un portale architravato in pietra sagomata con una finestra in asse.

L’interno è spoglio e presenta un altare nella zona presbiteriale, rialzata rispetto al resto dell’aula.

Il campanile a vela è impostato sul muro della facciata in asse con il portale e la finestra.

Luoghi di culto non più esistenti

Sant'Antonio Abate e Hospitale

La chiesa di S. Antonio Abate si trovava nella parte bassa del paese, quindi fuori dal centro storico, in un quartiere che conserva ancora oggi il toponimo derivante dalla chiesa. Dell’edificio rimangono solo alcuni resti inglobati in case private, ma ancora parzialmente visibili. Nell’Inventario delle chiese di Barrea (1716), del notaio Michele Quaranta, si legge che la chiesa aveva una pianta a tre navate delimitate da archi in pietra a tutto sesto. Nell’Inventario, il Quaranta riporta le dimensioni della chiesa e descrive in dettaglio gli ornamenti e le suppellettili di cui era dotata[3]. In particolare nella chiesa era presente un altare con paliotto in tela dipinto e una statua del santo in legno, contenuta in un’urna sempre in legno dipinto con figure di santi. La chiesa era dotata di campanile.

L’Inventario del Quaranta menziona anche un’altra struttura, che affiancava la chiesa, composta di alcune stanze spoglie destinate a ospitare mendicanti e pellegrini, detta Hospitale o Spedale. In una delle stanze dimorava un eremita autorizzato dall’Abate di Montecassino a esercitare il suo ufficio in tale struttura e nella chiesa contigua.

Le origini dell’Hospitale sono narrate con un certo dettaglio dall’Antinori[4]. Nel 1360, Pietro d’Aversa, di professione milite, per la remissione dei suoi peccati propose di edificare una struttura da destinare a ospizio per poveri, mendicanti e infermi. Con licenza del Vescovo cassinese, l’Hospitalefu edificato e nel 1362 era già ultimato. Per il suo mantenimento furono accordate dal vescovo Cassinese indulgenze a chiunque avesse fornito sostegno alla struttura con offerte di beni o lasciti testamentari e, pentito e confessato, avesse visitato l’annessa cappella. L’Antinori non dice se la cappella citata sia stata costruita contestualmente all’Hospitale o se fosse a esso preesistente. Non è noto, inoltre, se questa cappella fosse dedicata a S. Antonio o se la chiesa fosse stata edificata in tempi successivi come ampliamento o rifacimento della cappella. Come si apprende dall’Inventario Quaranta, la struttura rimase attiva almeno fino all’inizio del 1700. In seguito sia la chiesa, sia l’Hospitale furono abbandonati, gli edifici furono venduti a privati e adibiti a stalle. In anni recenti sono stati trasformati in abitazioni.

SS Trinità

La Chiesa della SS Trinità si trovava in aperta campagna in località Colle della Trinità. Da quanto riportato nell’Inventario Quaranta si deduce che la chiesa fu edificata nel 1712 come rifacimento di un’antica cappella dedicata anch’essa alla SS Trinità. La chiesa fu costruita su iniziativa della popolazione di Barrea e fu finanziata con una raccolta di elemosine. La consacrazione del tempio avvenne il 17 settembre 1715. La chiesa fu abbandonata dopo la realizzazione del lago artificiale perché situata in un’area avente una quota di poco inferiore al livello di massimo invaso. Dell’edificio oggi rimangono solo pochi resti invasi dalla vegetazione.

La struttura era costituita da una piccola aula rettangolare cui si accedeva da un semplice portale in pietra sormontato da una finestra. All’interno era presente un altare in pietra lavorata con paliotto in marmo commesso che, dopo l’abbandono della chiesa, fu trasferito nella ricostruita chiesa di Maria SS delle Grazie. Sull’altare era esposto un dipinto raffigurante la SS Trinità, già presente nella preesistente cappella.

San Sebastiano

La chiesa di S. Sebastiano si trovava fuori dal centro storico di Barrea, in località detta “Le Cortine”. Non è noto l’anno di edificazione della chiesa. Nel suo Inventario, il Quaranta cita un documento del 1546, contenente un riferimento alla chiesa, da cui si deduce che la sua costruzione doveva essere anteriore a tale data. Inoltre, sempre il Quaranta cita un memoriale del 1657 riguardante la consacrazione della chiesa.

La chiesa aveva una pianta rettangolare di piccole dimensioni con tetto a doppia falda sorretto da capriate in legno ed era dotata di un altare con statua lignea del santo, ora conservata nella Chiesa della Madonna delle Grazie. La facciata era a coronamento orizzontale, come la chiesa della Trinità, con un portale in pietra lavorata sormontato da una finestra. Sul portale era presente un’iscrizione della quale rimane solo un’immagine fotografica. Sotto la navata, a livello seminterrato, era presente una cripta utilizzata per l’inumazione delle salme di defunti in genere appartenenti al clero o a famiglie illustri. L’edificio sconsacrato è ancora esistente e in anni recenti è stato ristrutturato e riutilizzato per altri scopi.

Note

  1. ^Notaio Michele Quaranta, “Inventario delle chiese di Barrea”, 1716.
  2. ^Analogo all’ingresso che all’epoca presentava la chiesa di S. Rocco.
  3. ^Ora perduti.
  4. ^Anton Ludovico Antinori, "Corografia di Barrea".