Storia - Periodo italico e romano

Il periodo italico

La presenza di popolazioni stanziali nella Vallis Regia è attestata a partire dal VII secolo a.C. Negli ultimi anni, la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo ha condotto, in località Colleciglio, diverse campagne di scavo, che hanno portato al rinvenimento di molte tombe risalenti ad un periodo che va dal VII secolo a.C. al IV secolo a.C., molte delle quali già violate da scavi di clandestini.

Le sepolture più antiche, situate all'interno dell’area occupata dal campeggio "Colleciglio", sono per lo più del tipo a cassa di lastre di pietra calcarea o a fossa terragna con disposizione anulare e a tumulo per molti versi analoghe a quelle rinvenute nelle necropoli di Alfedena e Val Fondillo (1). Tale disposizione, che definisce una relazione precisa tra le tombe, ha fatto ipotizzare l'esistenza di una qualche relazione, probabilmente di tipo familiare, anche tra gli individui sepolti. Inoltre, il fatto che sia stato dato un ordine preciso e privo di sovrapposizioni a tombe verosimilmente realizzate in tempi diversi ha portato a ipotizzare la presenza di forme di riconoscimento esterno alle sepolture come tumuli, pietre e fossati. Le tombe sono scavate nel substrato geologico a profondità variabili con o senza ripostiglio; sono rivestite da lastre di pietra locale sui quattro lati e sono chiuse in alto da una o più lastre dello stesso tipo. Sulla lastra di chiusura è generalmente presente un'olla di produzione locale sormontata da una pietra o piccola lastra oppure, in alcuni casi, da un'anforetta.

Per i corredi è da segnalare la presenza di ceramica d'impasto di produzione locale e di vasellame d’importazione in bucchero nero, il rinvenimento di dischi-corazza a decorazione incisa con episema figurato (2), di vasellame metallico di importazione (bacili bronzei con orlo perlinato), di pugnali con elsa a corolla e di ornamenti femminili probabilmente da parata, le cosiddette châtelaine. In alcune delle tombe più recenti, datate al IV-V secolo a.C., è stato rinvenuto l'abbinamento tra cinturone a fascia rettangolare in lamina bronzea e ciotola biansata (skyphos) tipico della cultura sannitica.

Di eccezionale rilievo sono i rinvenimenti delle tombe di alcuni guerrieri, inumati con armatura e ornamenti, avvenuti nel corso delle campagne di scavi condotte dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo nel 2011 e nel 2013.

La prima scoperta ha avuto luogo nell’autunno del 2011 su un sito nel quale, già in una precedente indagine, era stato individuato un probabile tumulo. Gli scavi del 2011 hanno confermato la presenza di un tumulo realizzato con ciottoli e terra, che presenta i resti di una marginatura costituita da un muro anulare di contenimento in blocchi squadrati di travertino, caso unico in Abruzzo dove si trovano solitamente opere di contenimento realizzate con pietre non lavorate.

Lo scavo del tumulo ha portato alla luce molte sepolture di adulti e bambini, alcuni dei quali neonati, e ha consentito il recupero di corredi ricchi e diversificati.

In particolare, la tomba n. 96 ha consentito di documentare la sepoltura di un guerriero rinvenuta con il corredo intatto costituito da: “una lancia con punta foliata in ferro sul lato destro, il pugnale in ferro ageminato con elsa a corolla, il coltellino in ferro e il kardiophylax (3), decorato con l'immagine dell'animale fantastico. L'inumato portava, oltre ad una serie di anelli di varie fogge e materiali, un collare costituito da tre elementi in bronzo finemente decorati e collegati da una verghetta di ferro, un'armilla in bronzo al braccio destro e a quello sinistro una in ferro a tre avvolgimenti ornata da pendaglietti conici che rievocano in maniera impressionante quella realizzata sullo stesso braccio del ben noto Guerriero di Capestrano.” (4) Da segnalare la particolare foggia delle terminazioni dell’armilla in bronzo rappresentanti una testa di felino con in bocca una testa di ariete, oggetto in stile orientalizzante mai documentato in precedenza.

La seconda importante scoperta si è avuta nello stesso sito durante la campagna di scavi del 2013. Si tratta di una tomba del VI secolo a.C., trovata ai margini del tumulo, contenente i resti di due guerrieri.

I due inumati, sepolti con armi, dischi corazza decorati con il noto animale fantastico e un ricco corredo funerario, avendo una diversa corporatura, potrebbero essere strettamente imparentati, probabilmente un padre e suo figlio. La sepoltura è un raro esempio di tomba bisoma. Nella tomba sono stati rinvenuti anche i resti di un animale, probabile vittima sacrificale offerta in voto dai familiari dei defunti nel corso dei rituali di sepoltura.

La romanizzazione

Con la fine delle guerre sannitiche, nel III secolo a.C., il territorio della Vallis Regia entra nell'orbita romana e ha inizio la cosiddetta "romanizzazione" (III sec. a.C. - I sec. a.C.). Le necropoli arcaiche sono abbandonate. Compaiono le prime ville rustiche, come quella di epoca ellenistica scavata nei pressi della Val Fondillo, e il territorio è talvolta soggetto a centuriazione, cioè è suddiviso in lotti assegnati a coloni, di solito soldati congedati al termine del servizio militare. Tracce di tale centuriazione sono visibili ancor oggi nei pressi della Camosciara.

Alla metà del III secolo a.C. appartiene un'importante iscrizione in lingua osca rinvenuta nel 1834 nella casa di campagna di Potito di Loreto nel territorio di Barrea. L'iscrizione attesta l'impegno di tre aediles sannitici (aìdil) per la realizzazione di un tempio. Questa iscrizione è l'unica testimonianza di edilizia pubblica di carattere sacro per tutto il periodo italico e romano nella valle (5). Inoltre, il supporto dell'iscrizione presenta un fregio dorico, primo esempio in ambito sannitico di "utilizzo di elementi architettonici e decorativi della cultura figurativa ellenistica" (6).

In quel periodo storico, il territorio della Vallis Regia confinava a nord con il territorio dei Marsi, il cui confine meridionale era situato nei pressi della Val Fondillo, a sud e a est si trovava il territorio dei Pentri aufidenati, mentre a ovest era presente il territorio di Atina, città di origine volsca divenuta con la conquista romana prima prefettura poi, nel I secolo a.C., municipio.

Riguardo all’appartenenza territoriale della Vallis Regia non c’è un’opinione unanime tra gli storici che si dividono tra coloro, la maggioranza, che sostengono che la valle facesse parte del territorio pentro e coloro che ritengono che il territorio compreso tra la Val Fondillo e Barrea fosse un’enclave volsca, appartenente all’ager di Atina, compresa tra il territorio dei Marsi a Nord e il territorio dei Pentri sul versante aufidenate.

Con la fine delle guerre sannitiche il territorio di Atina fu inserito nella tribù Teretina istituita nel 299 a. C., mentre l’ager marsorum nell’Alto Sangro non venne alterato, con un confine attestato tra il Monte Marsicano e il versante ovest della Val Fondillo, con i Marsi e i Peligni iscritti alla tribù Sergia e i Pentri aufidenati alla tribù Voltinia e inseriti nella IV regio Augustea Sabina et Samnium e I Campania.

Quindi gli abitanti della Vallis Regia furono assegnati o alla tribù Voltinia, se si assume la loro ascendenza pentra, o alla tribù Teretina, se si assume la tesi dell’enclave volsca. Quest’ultima ipotesi è suffragata principalmente dal ritrovamento di tre iscrizioni in latino, una nei pressi di Villetta Barrea, due nelle vicinanze della Val Fondillo, contenenti alcuni riferimenti alla tribù Teretina (7).

Il periodo romano

Al termine della guerra sociale (89 a.C.), la cittadinanza romana di pieno diritto è accordata a tutti gli italici e nell'87 a.C. anche ai Sanniti.

Il lungo periodo di pace interna, che inizia con l'avvento del principato di Augusto, determina l'affermazione di un'economia basata sull'allevamento su larga scala degli ovini. Infatti, le condizioni di relativa sicurezza del territorio favoriscono da un lato gli investimenti in un'attività come l'allevamento che richiede grossi capitali, dall'altro la mobilità stagionale sul territorio delle greggi lungo percorsi utilizzati anche in epoca precedente, ma solo ora percorribili in sicurezza su lunga distanza.

Tali percorsi, calles o tractoria, noti in seguito come "tratturi", collegavano i pascoli in quota del Sannio, dove le pecore erano portate nella stagione estiva, alle pianure dell'Apulia utilizzate nel periodo invernale. La Vallis Regia era attraversata da un percorso che partiva grossomodo dall'odierna Pescasseroli e, passando nell'ordine per Aufidena, Aesernia, Bovianum e Saepinum, raggiungeva l'Apulia nella zona dell'odierna Candela. Sulle montagne della zona, sono tuttora visibili i ricoveri per i pastori e i recinti per le pecore, realizzati in pietra a secco su siti utilizzati fin dall'epoca imperiale, come dimostra il ritrovamento di resti di ceramica e monete romane nei dintorni di alcuni stazzi in località Chiarano.

Emergenza notevole di epoca romana sono i resti di sostruzioni di una strada, sistemazione di epoca romana di un tracciato preromano, rinvenuti nei pressi di Villetta Barrea, in località Fonte della Regina.

Note

(1) A tal proposito si parla di facies culturale dell'Alta Valle del Sangro.

(2) Decorazione rappresentante un quadrupede fantastico stilizzato.

(3) Disco corazza.

(4) Amalia Faustoferri - dal sito www.archeologia.beniculturali.it.

(5) L’iscrizione documenta la probabile presenza di un tempio italico nella valle.

(6) De Benedittis, Gianfranco, “Iscrizioni sannitiche nell’alta valle del Sangro”, in “I segni sulla pietra” a cura di Ezio Mattiocco, Editrice Itinerari, 2003.

(7) Si veda: Giuseppe Grossi, Topografia antica del territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo, p. 111, in AA.VV., “Il territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo nell’antichità. Atti del primo convegno di archeologia, Villetta Barrea 1-3 maggio 1987”.

Riferimenti

Faustoferri, Amalia - "La necropoli di Barrea" in “I Piceni e l’Italia medio-adriatica”, Atti del XXII convegno di studi etruschi ed italici, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2003

Mattiocco, Ezio (a cura di) - "Segni sulla pietra. Iscrizione e Araldica della terra di Castel di Sangro", Editrice Itinerari

Morelli, Cinzia, “La necropoli arcaica di Val Fondillo a Opi”, in “Piceni, popolo d’Europa”. Guida alla mostra di Teramo, De Luca, Roma 2000

Giuseppe Grossi, Il territorio del Parco nel quadro della Civiltà Safina (X-IV secolo a.C.), in AA.VV., “Il territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo nell’antichità. Atti del primo convegno di archeologia, Villetta Barrea 1-3 maggio 1987”

Giuseppe Grossi, Topografia antica del territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo, in AA.VV., “Il territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo nell’antichità. Atti del primo convegno di archeologia, Villetta Barrea 1-3 maggio 1987”

Salmon, E. T. - "Il Sannio e i Sanniti", Einaudi

Tagliamonte, Gianluca - "I Sanniti", Longanesi & C.