Natura

(Basato su informazioni tratte dal sito web del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise)

Barrea nel Parco

Barrea e il suo territorio fanno parte del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, area celebre per le sue risorse naturalistiche e ambientali.

Il territorio del Parco è decisamente montuoso, con vette che sfiorano i 2300 metri. Il paesaggio montano alterna vette a vallate, la principale delle quali attraversa la zona centrale del Parco ed è percorsa dal fiume Sangro. La zona è ricca di sorgenti e corsi d’acqua che alimentano fiumi e laghi, il principale dei quali è il lago artificiale di Barrea, realizzato agli inizi degli anni ’50 con una diga sul Sangro. Degno di nota è lago Vivo, piccolo specchio d’acqua situato a circa 1600 m s.l.m in una depressione di origine tettonica. Essendo alimentato in parte da sorgenti proprie e in parte dallo scioglimento delle nevi, ha dimensioni variabili su base stagionale e raggiunge il massimo invaso nella tarda primavera.

Il parco ha avuto un ruolo fondamentale nella protezione del territorio e del paesaggio, che oggi si presentano in larga parte integri, nonostante i tentativi di speculazione passati e presenti. Sempre merito dell’ente parco è stata la conservazione della flora e della fauna locali, in particolare la salvaguardia di importanti specie in pericolo di estinzione come l’orso bruno marsicano e il camoscio d’Abruzzo.

Flora

La flora del Parco è ricca di circa 2000 specie di piante superiori, senza cioè considerare i muschi, i licheni, le alghe ed i funghi.

Tra i fiori, ben noto è il giaggiolo (Iris marsica), specie endemica del parco che fiorisce tra maggio e giugno. Altro celebre fiore del parco è la rara scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus), un'orchidea gialla e nera che fiorisce nella tarda primavera.

Tra le conifere, esclusivo del Parco è il pino nero di Villetta Barrea (Pinus nigra), considerato una specie relitta risalente probabilmente al Terziario. A Barrea, in località Coppo Oscuro, è presente un’altra specie peculiare del parco. Si tratta si una betulla (Betula pendula), ultimo residuo della vegetazione tipica delle epoche glaciali del Quaternario. Ma l’albero più comune del Parco è il faggio (fagus sylvatica), specie spontanea presente sulle montagne della zona da millenni e diffuso in foreste che occupano più del 60% dell’intera superficie del Parco.

Oltre il limite delle foreste, si incontrano il ginepro nano (Juniperus communis nana) e relitti della brughiera nordica come il mirtillo (Vaccinium myrtillus) e l'uva ursina (ArctostaphyIos uva-ursl), che rivelano la presenza, in tempi passati, di una vegetazione a conifere in quota. Nelle praterie d’alta quota (oltre i 1900-2000 metri), prevalgono diverse specie di Graminacee e Ciperacee accompagnate in estate dalla nota genziana maggiore e da innumerevoli altre specie floreali (genziana, genzianella, primula, ciclamino, ecc.). Si fanno notare il giglio rosso (Lilium Bulbiferum croceum), il giglio martagone (Lilium martagon) e la genziana appenninica (Gentiana dinarica) dal tipico colore azzurro intenso.

Fauna

Il Parco ospita una grande varietà di animali un tempo diffusi su gran parte dell'Appennino: 60 specie di mammiferi, 300 di uccelli, 40 di rettili, anfibi e pesci, e moltissime specie di insetti, comprendenti importanti forme endemiche.

Anfibi

Per quanto riguarda gli anfibi, nelle faggete possono essere incontrate la Salamandra pezzata appenninica (Salamandra salamandra gigliolii) e la Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata). Nelle vallata meno fredde sono frequenti l'Ululone dal ventre giallo (Bombina variegata pachypus) e il Rospo comune (Bufo bufo spinosus). Nelle acque di Lago Vivo è stato osservato il Tritone punteggiato (Triturus vulgaris meridionalis), mentre è frequente in acque stagnanti il Tritone crestato (Triturus cristatus carnifex).

Mammiferi

Gli animali più conosciuti del Parco appartengono a questa categoria.

L’orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus) è l’animale simbolo del Parco. È un animale solitario, che vive nella foresta, ma può essere incontrato anche in luoghi aperti, soprattutto in alta quota. È prevalentemente onnivoro; si nutre di quello che trova nell’ambiente: frutta, bacche, erba, insetti, miele, piante, radici e resti di animali.

Altro animale rappresentativo del Parco, dal caratteristico mantello, è il Camoscio d’Abruzzo (Rupicapra pyrenaica ornata), che vive prevalentemente in alta quota, nutrendosi di erba sulle montagne che vanno dalla Meta alla Camosciara.

La tradizione pastorale della zona ha tramandato per generazioni la paura atavica per il lupo appenninico (Canis lupus), per cui questo animale, diffuso un tempo su tutto l’Appennino, è stato continuamente cacciato da pastori o professionisti della caccia al lupo, i famosi lupari, fino ad essere minacciato di estinzione. Il lupo vive di solito in branchi organizzati gerarchicamente e si nutre di piccoli animali o, d’inverno, di ungulati, predati con grande abilità.

Nel territorio del Parco, il cervo (Cervus elaphus hippelaphus) e il capriolo (Capreolus capreolus) erano quasi estinti per cui, agli inizi degli anni ’70, furono reintrodotti, utilizzando animali catturati sulle Alpi. L’operazione ebbe successo e ora queste due specie sono di nuovo diffuse in tutta la zona tanto che è facile avvistarli o quantomeno sentire il tipico bramito del maschio del cervo nel periodo degli accoppiamenti (settembre-ottobre).

La Lince (Linx linx) è un grosso felino dalle caratteristiche orecchie dritte con ciuffi di peli neri e la coda corta con la punta nera. La lince è un animale solitario e territoriale, difficile da avvistare. Si nutre di piccole prede quali lepri, volpi e cuccioli di cervo e capriolo cacciati con le tecniche tipiche dei felini basate sull'agguato e l'avvicinamento.

Altri animali rari presenti nel Parco sono la Lontra (Lutra lutra), il Gatto selvatico (Felis silvestris), la Martora (Martes martes), la Faina (Martes foina), la Puzzola (Mustela putorius), la Donnola (Mustela nivalis) e il Tasso (Meles meles).

Invece sono molto diffusi la Volpe (Vulpes vulpes toschii), il Ghiro (Myoxuis glis), il Moscardino (Muscardinus avellanarius), l'Arvicola delle nevi (Chyonomis nivalis), il Riccio (Erinaceus europeaus), lo Scoiattolo meridionale (Sciurus vulgaris meridionalis).

Rettili

Uno dei rettili più diffusi nel Parco è il Biacco (Coluber viridiflavus). Tra le vipere oltre alla comune Aspide (Vipera aspis), più rara e localizzata è la Vipera dell'Orsini (Vipera ursinii) che si alimenta prevalentemente di insetti. Va inoltre segnalato il Colubro liscio (Coronella austriaca) e, nei luoghi più freschi l'Orbettino (Anguis fragilis) e la Biscia dal collare (Natrix natrix lanzai). Tra i lacertidi sono presenti la Lucertola (Lacerta muralis) e il Ramarro (Lacerta viridis).

Uccelli

Nel Parco si possono avvistare numerose specie di uccelli, tra le quali ben nota è l’Aquila reale (Aquila chrysaetos), che vive in quota in posti poco accessibili. Si ciba di piccole prede cacciate avvistandole dall’alto con la sua proverbiale acutezza visiva.

Sono presenti, poi, quasi tutti gli altri rapaci: a cominciare, per i diurni, dall’Astore (Accipiter gentilis), alla Poiana (Buteo buteo), al Falco pellegrino (Falco peregrinus), senza escludere specie comuni come il Gheppio (Falco tinnunculus), e lo Sparviero (Accipiter nisus).

Di notte si possono ascoltare i richiami dei rapaci notturni: la Civetta (Athena noctua), l'Allocco (Strix alluco), e il Barbagianni (Tyto alba).

E’ difficile elencare tutte le specie di uccelli, stanziali o migratori, presenti nel Parco. Particolarmente raro è il Picchio di Lilford (Picoides leocotus lilfordi), che vive nei boschi in alcune zone dell’Appennino centro-meridionale.

Tra gli uccelli migratori, si distingue per la sua eleganza l'Airone cenerino (Ardea cinerea). In alta montagna si incontrano il Gracchio alpino (Pyrrhocorax graculus) e il Gracchio corallino (Pyrrhocorax Pyrrhocorax); frequente anche il Fringuello alpino (Motifringilla nivalis) e il Culbianco (Oenanthe oenanthe) nonchè una specie nordica di eccezionale interesse la Coturnice (Alectoris graeca).