Turismo - Sagra degli orapi – Barrea 13 agosto

Testo di Roberta Di Cola

Tra gli appuntamenti ormai tradizionali del cartellone estivo barreano una nota particolare merita la “Sagra degli Orapi” che si tiene il 13 agosto di ogni anno. Il fitto passa-parola tra turisti e locali ha richiamato ad ogni edizione, nella panoramica “Piazza del Mammarino”, migliaia di persone curiose di conoscere questa specialità tanto… “misteriosa” e di gustare i piatti tipici che la cucina locale rielabora fedelmente da antiche ricette.

Che l’Orapo dovesse essere storicamente importante ed apprezzato nella frugalità della nostra tavola lo dimostra proprio il fatto che Barrea, unico tra i paesini del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, ha deciso di dedicargli una Sagra, celebrandone il gusto e le indiscusse proprietà medicinali.

Nei libri di botanica il nostro “Orapo” è più nobilmente annoverato come “Chenopodium bonus Henricus”. Tutti d’accordo che il genere “Chenopodium” debba il nome alla tipica forma a “piede d’oca” delle foglie (dal greco dhen=oca). Contrastanti invece le versioni sull’”Henricus” che per alcuni onora Enrico IV di Navarra, protettore di botanici, per altri invece richiama il nome di un elfo leggendario e forse di “buona forchetta” che non disdegnava il cibarsene. In ogni caso, l’Orapo, almeno dalle nostre parti, cresce in prevalenza in alta quota, in luoghi incolti o in prossimità degli stazzi poiché predilige suoli ricchi di azoto e di nitrati.

E’ una pianta ricca di ferro e di vitamina C e le si riconoscono straordinarie proprietà depurative, emollienti e lassative… Ma non è certo questa la ragione che tanto lo farà apprezzare dal gaudente popolo delle sagre paesane! Le foglie e i germogli possono essere lessati e gustati come contorno, ma anche accompagnati a legumi (orapi e fagioli) o a “pasta povera” a base di acqua e farina (gnocchetti e orapi). In ogni caso, il sapore sarà inconfondibile, robusto, pieno e il palato lo ricorderà ben più a lungo di quanto non avvenga con le altre verdure, a cominciare dallo spinacio coltivato che è oggi comunemente sulle nostre tavole.

Che lo si chiami, alle diverse latitudini, “colubrina”, “erba sana”, “gasala”, “tutta buona” o… “ORAPO”, vale la pena di riscoprirlo e di apprezzarlo, lontano anni luce dalla cucina del “tutto pronto in cinque minuti e con quattro salti!”. A Barrea, il 13 Agosto, il “Chenopodium bonus Henricus” mette d’accordo gusto, tradizione, salute e allegria. E di questi tempi non è poco!